Immerso al centro della Val Boreca

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Storia

Annibale

L’occupazione da parte dell’uomo di questa porzione di territorio risale alla preistoria, confermata dai numerosi ritrovamenti risalenti all’età Neolitica, a quella del Bronzo e del Ferro. Successivamente furono i Liguri ad occupare l’Ottonese fornendo valido aiuto ai Cartaginesi nella marcia verso Roma; del passaggio di Annibale possiamo ritrovare curiose tracce nella toponomastica: il nome Tartago (odierna frazione) ricalcherebbe Chartago, nome latino di Cartagine, o il paese Barchi chiamato così in onore di Annibale Barca.

Già insediamento celtico e poi romano, il territorio del comune di Ottone subì una diffusione del Cristianesimo entrando così nei possedimenti dell’Abbazzia di San Colombano di Bobbio, fondata da quest’ultimo nel 614.

Dopo la caduta dei Longobardi grazie a Carlo-Magno (774), il Sacro Romano Impero organizzò il territorio in Feudi Imperiali, al fine di mantenere un passaggio sicuro dalla pianura al mare; assegnò dunque Ottone alla famiglia dei Malaspina, che originaroro da Alberto (1298). Gli venne assegnato il Feudo di Pregòla che comprendeva un vasto territorio sul lato sinistro orografico del Trebbia a monte di Bobbio.

Essi vi eressero un castello che passò successivamente nel 1495 ai Fieschi ed ai Doria, già presenti nelle altre valli adiacenti. Tale vendita fu confermata dall’imperatore Massimiliano I del Sacro Romano Impero.

Carta invasione Annibale

Prima del 1848, la circoscrizione ottonese era sotto la Liguria, dopo passò alla provincia Piemontese per poi finire nel 1859 sotto la giurisdizione di Pavia, cioè Lombarda. Rimase poi definitivamente sotto la provincia di Piacenza e quindi far parte dell’Emilia-Romagna dal 1923.

Federico Insegno   

Battaglia della Trebbia

Leggenda vuole Belnome fondato da dissidenti cartaginesi dell’esercito di Annibale offendente sul Trebbia nel periodo della seconda guerra punica.(218 a.C.) combattuta fra i Romani di Publio Cornelio Scipione e Tiberio Sempronio Longo.

I Romani, dopo il difficoltoso guado del fiume, furono facilmente sconfitti dalla cavalleria e dagli elefanti nemici, e la metà a stento riparò nella vicina Piacenza, che con Cremona restava il solo avamposto romano oltre l’Appennino. 

Si dice che  fosse costruito nel monte di fronte all’attuale abitato ma completamente distrutto da una valanga che probabilmente coprì anche il monastero dei Frati, del quale si ha certezza dell’esistenza da alcuni reperti e testimonianze;

alla fine del 1800 gli abitanti di Belnome, spinti come qualcuno vuole dal leggendario tesoro dei frati, scavarono nel punto dove rimanevano le fondamenta e portarono a casa moltissimi mattoni ed una campana in bronzo.

Nel Periodo napoleonico la Parrocchia di San Fermo Martire faceva parte della curia di Genova, dai documenti trovati nell’intercapedine del muro della casa di Dino Zanotti mentre si eseguiva la ristrutturazione nel 1976.

Si trova traccia di un combattente napoleonico, dal bottone della sua giubba, abilmente ritrovato in uno scavo da Michele Ravera.

Il primo Agosto 1896 si costituiva la Società di Mutuo Soccorso, per il sostentamento economico dei soci ai quali venisse meno il raccolto, il bestiame o un membro familiare.

Sulla fine del 1800 partirono alla volta dell’America i primi emigranti, fenomeno arrestatosi nei primi anni’20 Il Paese è frazione del Comune di ottone, che all’epoca come per altro adesso, era il fulcro per gli scambi commerciali ; la distanza era ca. 3 ore a piedi percorrendo le mulattiere, uniche vie percorribili prima della costruzione delle strade carrozzabili.
Il fenomeno dell’emigrazione  riprende inesorabilmente  negli anni’ 50-60 del 1900 fino al totale spopolamento nel 1970.

Nel 1969 il Comune provvede alla realizzazione della strada carrozzabile sino a 3 km dal paese, gli abitanti allora con un’autofinanziamento completano il percorso sino al paese.
Nella realizzazione della strada scavando in prossimita’ dell’attuale unico parcheggio, poco distante dalla chiesa, si trovarono alcune bare risalenti probabilmente al periodo della prima metà del 1800 visto che rompendosene una si trovarono i resti di un uomo in divisa, furono riseppellite nell’attuale cimitero.

Nel 1911 partirono per la campagna di Libia.

Nel 1912-13 è stato costruito l’acquedotto privato tuttora in funzione.

Nel 1915 partirono per la prima guerra

Nella seconda guerra partirono per la campagna di Russia, Africa

Nel periodo della Repubblica Sociale il paese era dalla parte dei partigiani, tanto da nascondere il Capitano Partigiano “Tundra”gravemente ferito ad una gamba, la moglie e la figlia per mesi e nascosti in canonica e nei boschi durante il passaggi delle forze tedesche.

Nel 1944 nel bosco del “Faiallo” in prossimità della confluenza del rio di Pey ed il Boreca, in un rastrellamento i Nazifascisti incontrarono alcuni partigiani ed infuriò una sparatoria ed il lancio di bombe a mano.

Nel luogo della battaglia Michele Ravera ha rinvenuto alcuni bossoli di moschetto 1891/38.

Ai primi del 1947 venne installato in cambio della cessione di boschi una centrale per l’energia elettrica, in uso sino al 1982 quando arrivò l’ENEL; la corrente della piccola centrale era sufficiente ad alimentare ca. una lampadina per famiglia, la manutenzione doveva essere fatta con cadenza quasi giornaliero nel periodo autunnale quando il canale di deviazione del corso d’acqua si riempiva di fogliame. 

Oggi Belnome è abitato da Aprile a Novembre, i suoi abitanti abitano principalmente a Genova,Voghera e Milano.

A Genova si e’ sistemata gran parte della popolazione, la singolarità della cosa sta nel fatto che sono andati ad abitare praticamente tutti nella stessa via tanto da formare una  “piccola Belnome”

Michele Ravera  

Carta Val Trebbia
Carta Val Boreca

Soprannomi dei ceppi familiari esauriti e ancora in uso: Bacci, Barbàia, Borrè, Camalli/Tagliàn, Campè, Ciappelè, Cilli, Gipassi, Dalaia, Magrassi, Mutti, Nunìn, Peutti, Retù, 
Rixè, Sartù, Stinà  Soprannomi e traduzioni dialettali ai nomi di persone del passato e del presente: Baciccia, Besticcu, Camiletta, Capurà,  Mersà, Chìna, Cichìn, Ciocìn, Drìn, Gilla, Gipìn, Jacumin, Jacumon, 
Giuanun, Lùensìn, Maiotta, Maiùn, Margheitìn, Mersà, Nadalùn, Nàna, Nino, Paulìn che giia, Picun,Pinìn, 
Richìn,Rixè, Stevìn, Stevollo, Tainìn, Tognetto, Tognu, Tugnàn, Tugnanìn, Tugnìn.

Natura

Flora

La flora presente nel Comune, è principalmente caratterizzata dal faggio che domina totalmente l’area boschiva tra i 1.000 e i 1.500 m. d’altitudine.
Sotto i 1.000 m., quando il faggio inizia a diradarsi, prende spazio una grande quantità di specie arboree come il ginepro, il corniolo, il lampone e il mirtillo.
Tra le piante del sottobosco crescono le felci, l’erica e il rovo, mentre, attorno ai torrenti e nelle zone più umide, trovano spazio gli alberi come il pioppo e l’olmo.
Gli alberi che più rappresentano la media montagna comunale sono il cerro, il rovere, il nocciolo, il maggiociondolo e soprattutto, in maggior numero seppur ridotti per lo sfruttamento, i castagni (alcuni secolari) che trovano spazio nei boschi cedui.
I prati e sottoboschi  sono popolati principalmente dalla primula, il campanellino, il geranio selvatico e la comune margherita.

Fauna

I mammiferi sono sicuramente gli animali di maggior richiamo turistico, dove tra tutti prevalgono cinghiale e capriolo.
Il lupo, ripopolato in tutto l’Appennino Ligure, è presente e le sue prede principali sono il daino e il capriolo, facilmente visibili in val Boreca.
Gli altri mammiferi di minor taglia anch’essi visibili, ma non meno importanti, sono la lepre, la volpe, il tasso, la faina e lo scoiattolo. Numerose sono anche le specie di uccelli che sono stati avvistati nel territorio come la poiana, il falco e il fagiano, la pernice rossa e il picchio verde.
I pesci più comuni sono il vairone e la trota che vivono soltanto nelle acque più limpide dei torrenti che si immettono nel Trebbia come quello che passa ai piedi di Belnome.
Tra gli anfibi troviamo la comune salamandra appenninica e la rana italica a che ha dimensioni fino a 7 cm. e una colorazione rossastra. I rettili più comuni sono la vipera, che vive in luoghi assolati poveri di vegetazione come prati, pascoli e pietraie; è anche presente, in minor quantità, la biscia.

Federico Insegno